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Passando da “Il volo di Sara” a “I sogni di Agata” conosciamo Lorenza Farina

by FigliModerni
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Ci sono  autori che quando li leggi ti emozionano
sempre,  possono scrivere di qualsiasi
argomento ma le emozioni che sanno trasmettere, 
con molta poesia,  ti arrivano
dritte dritte al cuore ed è difficile dimenticare i loro libri. 



Poi ci sono
illustratori che disegnano in modo così vivo e reale che non possono far altro
che rendere vive le emozioni che l’autore ti trasmette,  non sono più illustrazioni ma fotografie vere
e proprie. 



Quando hai in mano questi albi illustrati li senti vivi, in ogni
pagina, ci “entri” davvero dentro, vivendo ed emozionandoti man mano che li
leggi.

Ed è proprio di due di questi
capolavori che vi voglio parlare oggi: “Il volo di Sara”  e “I sogni di Agata” entrambi scritti da
Lorenza Farina e illustrati da Sonia Maria Luce Possentini.







Ne “Il volo di Sara”  la voce narrante è quella di un pettirosso,
che vive in un campo di concentramento e già dalla prima pagina l’autrice
riesce a farci percepire persino gli odori di quel posto. Il pettirosso vide
una bambina, Sara, scendere da un treno che assomigliava ad un carro bestiame. 





Sara è bellissima nel suo abitino azzurro, con una fascia dello stesso colore
in testa, è scesa insieme alla sua mamma e ad altre donne, bambini, anziani. Il
momento in cui Sara scorge il pettirosso è lo stesso in cui un soldato la
separa dalla madre e in quel momento l’uccellino decise di prendersi cura di
lei. 

A Sara vennero tagliati i capelli, venne fatta indossare una casacca a
righe con una stella gialla e venne messa insieme ad altri bambini.  







Il pettirosso raccoglie del cibo per Sara,
cerca di farle compagnia con il suo canto, finché una mattina non la trova più
nella baracca ma in fila con degli altri bambini davanti ad una baracca da cui
usciva del fumo. 


Sara ne riconobbe il cinguettio e fu in quel momento che il
pettirosso decise di prestarle le sue ali perché potesse fuggire, volare
lontano. Altri uccelli decisero di prestare le loro ali ai bambini e uno stormo
di bambini si librò nell’ aria, volando via, lontano.

Un albo straordinario che mi fa
emozionare moltissimo ogni volta che lo leggo, pensavo che leggere questo libro al mio seienne fosse ancora presto, avevo intenzione di leggerglielo l’anno
prossimo e invece una sera l’ha visto, lo ha aperto e dopo averlo sfogliato un
po’ mi ha chiesto “mi leggi questo stasera?” così ci siamo sdraiati vicini
vicini nel suo lettino e quella sera ci siamo emozionati tantissimo e abbiamo
volato anche noi, insieme a Sara!
Di “Il volo di Sara” vi lascio
alla visione del booktrailer (Video ideato e realizzato dagli alunni della classe 5B della Scuola Primaria “Anna Frank” di 
Colonnetta- Direzione Didattica F. Rasetti – Castiglione del Lago- Perugia- a. s. 2012-2013)



Dopo questa lettura straordinaria, ho comprato “I sogni di Agata”  








e in questo albo Lorenza ci fa entrare nel mondo dei sogni perché Agata
ha tanti sogni che racchiude in un armadio fatto di torrone, con i cassetti in
marzapane. 



Ogni sogno ha il suo cassetto, perché i sogni sono tantissimi: ci
sono i sogni scuri, i sogni freschi come quello di camminare a piedi nudi
nell’erba, i sogni che fanno ridere, i sogni strampalati dove un cammello perde
le sue gobbe nel deserto, ma anche i sogni del cappellaio matto e i sogni ad
occhi aperti che si fanno di giorno.  



Nella testa di Agata ci sono così tanti sogni che ormai non essendoci
più spazio i sogni escono dai cassetti e iniziano a mischiarsi tra loro, a
rincorrersi e Agata purtroppo non riesce a tenerli a bada. 







Cerca di rimettere
ogni sogno nel proprio cassetto ma passa notti insonni, così una notte spalanca
la finestra, apre i cassetti dei suoi sogni e li fa uscire tutti fuori. Il
vento e la luna, vedendo tutti quei sogni, litigano per chi debba averli per sé
ma il sole, vedendo i due litigare, scoppia in una grande risata e i sogni
finiscono tutti nella sua bocca. 



Il sole da quel momento continua a ridere
perché i sogni di Agata, trasformatisi in farfalle,  gli fanno il solletico nella pancia.






Anche in questo albo, come nel
precedente, le emozioni sono state tantissime e si sono unite ad un finale divertente,
da fiaba, che ci ha aiutato a sognare perché insieme a “I sogni di Agata” si
sono uniti anche i nostri. “I sogni di Agata” è un libro che vi verrà chiesto
di leggere e rileggere più volte, uno di quei libri di cui i bambini si
innamorano a prima vista.
Un albo straordinario che parla
dei sogni dei nostri bambini, ma anche di quelli di tutti noi, perché i sogni
possono essere di tutti i tipi ma soprattutto la cosa più importante è
continuare a sognare e magari, proprio come Agata, lasciarli uscire e provare a
realizzarli.

Ma ora voglio presentarvi questa
autrice straordinaria, Lorenza Farina.



Ciao
Lorenza, hai scritto davvero tantissimi libri per bambini da dove nasce questa
tua passione? Perché hai scelto di rivolgerti proprio ai bambini?
Tutte le
storie che invento nascono in quel pozzo profondo che è l’infanzia, il tempo in
cui le emozioni sono vissute intensamente e ogni esperienza positiva o negativa
rimane impressa nell’animo come una cicatrice sulla pelle. Se oggi sono
diventata una scrittrice devo dire grazie alle mie nonne che mi hanno trasmesso
la loro arte di contastorie. I loro racconti li conservo ancora nello scrigno
della mia memoria. In me c’è ancora una parte bambina che si svela nell’attimo
dell’invenzione. Crescendo sono diventata bibliotecaria e così ho ”scoperto”
e
  imparato ad amare la letteratura per
l’infanzia, un vero e proprio “giardino segreto” dove è bello perdersi.
Leggendo le storie di altri autori ho afferrato delle “visioni” che mi hanno
stimolato a diventare a mia volta autrice. Oggi mi dedico a tempo pieno a
questa “passione” di cui non posso fare a meno, perché è come il mio respiro.
Scrivo storie per far divertire, ma anche storie per far riflettere bambini e
ragazzi su tematiche importanti, a volte “forti”.

Tra tutti i
tuoi libri qual è quello a cui sei più affezionata, quello che ti rappresenta
di più? Quali sono i messaggi che vorresti trasmettere ai tuoi giovani lettori?
E’ difficile
rispondere a questa domanda. E’ come chiedere a una mamma quale figlio ama di
più. Io amo tutti i miei libri, perché ognuno rappresenta una parte del mio
vissuto. “Viola non è rossa” (Kite, illustrazioni di Marina Marcolin) è il mio
alter-ego, perché nella piccola protagonista timida e impacciata un po’ mi
rispecchio. “Il volo di Sara”(Fatatrac, illustrazioni di Sonia M.L. Possentini)
è forse il racconto più perfetto dal punto di vista della scrittura che, in
alcuni momenti, raggiunge tocchi di lirismo molto intensi.

I tuoi libri
sono sempre pieni di poesia e so che hai vinto anche premi importanti, penso ad
esempio al 1° premio dell’11° Concorso Nazionale della Città di Marostica “A.
Cuman Pertile” nel 1998 con la tua raccolta di poesie inedite L’albero dei
desideri. Da dove nasce questa tua passione?  
Mi viene naturale esprimermi in forma poetica, soprattutto se
si affrontano temi non facili come ad esempio quello della “shoah”  o dell’ ”alzheimer”che ho trattato in chiave
metaforica nel racconto “Il guerriero di legno” (Lineadaria edizioni). Amo una
scrittura ricca, sapida, per nulla banale, una scrittura che ha un suo ritmo,
che dà importanza al termine giusto e ai silenzi tra le righe. Ai giovani
lettori vorrei far capire che la parola è un valore, un bene che non deve
essere “svalutato” per rincorrere un “linguaggio alla moda”.

Nei tuoi
libri tratti spesso di Auschwitz, di deportazione, di Shoah.  Il tuo primo libro sull’argomento fu “La
bambina del  treno”(Paoline,
illustrazioni di Manuela Simoncelli) nel 2010 , 
seguito da “Il volo di Sara”(Fatatrac, illustrazioni di Sonia M. L.
Possentini) nel 2011 per finire con “La casa che guarda il cielo”(Raffaello
edizioni, illustrazioni di Marcella Brancaforte) in cui ridai vita nuova a “Il
diario di Anna Frank” nel 2014. E’ un argomento molto importante e delicato da
spiegare ai bambini, come mai hai scelto questo argomento per ben tre dei tuoi
libri?
E’ un tema che mi ha sempre interessato fin da bambina,
quando sentivo i miei nonni raccontare episodi di guerra dove i protagonisti
erano persone vere, conoscenti o amici che non avevano più fatto ritorno, perch
é avevano trovato la morte in un campo di
concentramento. Poi, da adolescente, ho scoperto il
Diario di Anna Frank che ancora oggi affascina e commuove tanti
giovani lettori. Mai avrei immaginato di dovermi confrontare un giorno con una
figura così importante dal punto di vista umano e morale e scriverne a mia
volta un romanzo, su proposta delle Edizioni Raffaello, unendo finzione
letteraria e realtà storica.
                                                                                                                            
Mi sento una testimone “per vocazione”. Ritengo
che come adulti dobbiamo riuscire a trovare il pudore delle emozioni, cosa
sicuramente non facile, usando delicatezza nel gettare i semi della conoscenza
e della coscienza. Si deve conoscere, perché la memoria si costruisce sulla
base del sapere. Ne “La bambina del treno”ho raccontato la storia di Anna che, chiusa in un carro bestiame, insieme
alla mamma e a tanti altri disperati con la sola “colpa” di essere
ebrei, va incontro al suo destino, ignara di ciò che l’aspetta ad Auschwitz.  Ricordo che, dopo averlo letto, più di
qualche bambino mi chiese se ci sarebbe stato un seguito al racconto che
terminava con un finale aperto. Da questa sollecitazione è nato
quindi “Il volo di Sara” dove, con coraggio, mi sono spinta più in
là. Ho cercato di raccontare l’indicibile, cioè la storia di una bambina ebrea in un campo di concentramento, narrata però
da un osservatore inusuale, un inerme pettirosso che mostra di avere un’anima e
una sensibilità che non possiedono invece le “bestie” vere che governano
quel luogo di dolore e di morte.
Oggi i
testimoni sopravvissuti alla shoah sono pochi e quei pochi col passare degli
anni se ne stanno andando, per ragioni di età. Quindi penso sia compito di ogni
persona, secondo i talenti e le capacità, passare il testimone, dire,
raccontare, scrivere, documentare,
perché si
sappia ancora e sempre. Perch
é non accada mai più.
Ne “I sogni
di Agata” si parla di sogni  e i bambini
ne hanno davvero tantissimi e credo che molti di loro si rivedano in Agata,
cosa vorresti che rimanesse nei loro cuori dopo aver letto il tuo libro?
Vorrei che
rimanesse in loro la voglia di sognare, di guardare la vita con quel famoso
“terzo occhio” che vede oltre l’invisibile, che scopre uno gnomo tra i capelli
della mamma, che intravvede un dinosauro in giardino, che ammira una fata ai
piedi del letto prima di addormentarsi la sera.

Ora prima di
lasciarti, vorrei farti un’ultima domanda che credo incuriosisca un po’ tutti.
A quali progetti stai lavorando ultimamente? Ce ne vuoi parlare?
Ho sempre
tante storie che mi frullano nella testa come i sogni di Agata che si
accapigliano per uscire e camminare con le loro gambe. Tra non molto una di
questa storie diventerà libro e si chiamerà 
“Sono erba sono cielo”. Speriamo che i giovani lettori se ne innamorino!

Grazie, Lorenza!

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Buona lettura a tutti!

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