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Bambini e arte: “Raffaello il pittore della dolcezza” e “Quel genio di Michelangelo”

by FigliModerni
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Parlare di Raffaello e Michelangelo con i maschietti è semplicissimo, perché loro li associano ai nomi della Tartarughe Ninja che si chiamano rispettivamente Raffaello, Michelangelo, Donatello e Leonardo se poi gli piace l’arte il gioco è fatto.





In “Raffaello il pittore della dolcezza” scritto da Nicola Cinquetti, illustrato da Bimba Landmann e pubblicato da Arka Edizioni troviamo Raffaello bambino, si narra la sua infanzia, nella bottega del papà pittore.

Raffaello segue il padre ovunque ed è proprio seguendo ed osservando il padre che inizia i suoi primi disegni copiando le figure disegnate dai grandi e scopre che è facile per lui tracciare linee precise ed armoniose. 

Il padre, affrescando una cappella della chiesa di San Domenico a Cagli raffigura il viso del figlio per dare i lineamenti ad un angelo bambino, vestito d’oro e così anche Raffaello diventa uno di quegli angeli tra cui è cresciuto.

La sua infanzia finisce presto, con la morte prima della madre quando ha otto anni e successivamente quella del padre quando Raffaello ne ha undici. 

Un giorno dipinse la Maria con il bambino, rivedendo in quel dipinto sé stesso con la madre, un affresco che non emanava solo una dolcezza incredibile ma che suscitò stupore tra gli amici del padre e i parenti perché il viso di Maria era dipinto di profilo.

Così Raffaello partì per Perugia dove suo padre prima di morire gli aveva trovato un maestro: Pietro Vannucci. Il ragazzo ne conosceva la pittura ma non aveva mai conosciuto il Maestro di persona, un uomo dai modi grossolani e dallo sguardo duro. Lavorò con lui per un po’ ma decise di mettersi in cammino per Firenze per poter osservare le opere di Leonardo e Michelangelo. 




Una volta giunto a Firenze cercò di imparare da entrambi, osservando i loro lavori ma restò poco anche lì perché questa volta partì per Roma dove papa Giulio II lo attendeva, per affrescare le stanze dei suoi appartamenti.



Mentre lui affrescava le stanze, Michelangelo affrescava la Cappella Sistina e Bramante era l’architetto che dirigeva i lavori di costruzione della nuova basilica di San Pietro. 

A Roma trovò l’amore in Margherita che ritrasse quando dipinse la Madonna Sistina, duchi, nobili e cardinali facevano la fila per avere un ritratto dipinto da lui. 







Anche papa Giulio II e Leone X se li fecero fare e quest’ultimo mandò il suo ritratto come dono di nozze al nipote Lorenzo. 


Il ritratto più grande che fece fu quello di Annone, l’elefante bianco che era arrivato a Roma dalle Indie un regalo che il re del Portogallo aveva fatto al papa e che era diventato il beniamino di tutti i romani.

Alla morte del Bramante il papa gli affidò i lavori della nuova basilica di San Pietro ma Raffaello morì a trentasette anni di una febbre improvvisa e non riuscì a finire il suo progetto.

Al termine del racconto una carrellata di alcuni lavori di Raffaello chiudono questo straordinario volume. 








“Quel genio di Michelangelo” scritto da Chiara Lossani, illustrato da Bimba Landmann e pubblicato da Arka Edizioni inizia invece con un Michelangelo quasi novantenne, è la notte di Carnevale del 1564 e Michelangelo è intento a scolpire quando si ritrova davanti un bambino.


Michelangelo nel colloquio con il bambino ripercorre la sua vita, da quando bambino perse la madre che ritrovò successivamente scolpendo il marmo. Racconta della sua esperienza dal Ghirlandaio e del suo ingresso nei giardini di Lorenzo il Magnifico in cui insieme ad altri giovani imparò a scolpire copiando le statue di greci e romani. 


Lorenzo amava l’arte e perciò lo notò subito e quando Michelangelo aveva sedici anni lo invitò a vivere presso il suo palazzo. Il rapporto tra Lorenzo e Michelangelo fu come tra padre e figlio, uniti dall’amore per l’arte. Michelangelo ne parla con nostalgia mentre non si può dire altrettanto di Piero de’ Medici, figlio di Lorenzo, che di arte non capiva nulla. 





Quando i Medici furono cacciati da Firenze, Michelagelo si recò a Roma dove un cardinale gli commissionò la Pietà e con quella statua divenne famoso. Tornato a Firenze iniziò a scolpire il David, lo scolpì pensando a Davide nel momento stesso in cui colpì Golia, ci mise quattro anni ma quando dopo quattro anni di duro lavoro il David fu esposto davanti a Palazzo Vecchio si sentì molto orgoglioso della sua opera.





Non ci fu fiorentino che non la vide e non l’ammirò diventando il simbolo di Firenze, il simbolo di chi lotta per la libertà.


Il vecchio Michelangelo racconta di quando lui e Leonardo furono chiamati entrambi per dipingere un affresco a Palazzo Vecchio, entrambi fecero il progetto ma Michelangelo non fece mai quell’affresco perché fu chiamato a Roma da papa Giulio II.


Papa Giulio II gli commissionò la volta della Cappella Sistina, nello stesso periodo Raffaello stava affrescando le stanze. Michelangelo voleva tornare alle sue statue e non aveva nessuna intenzione di lavorare alla Cappella Sistina, poi una notte arrivò l’ispirazione e cominciò a dipingere come se scolpisse. I rapporti con papa Giulio II non erano idilliaci ma alla fine Michelangelo finì il lavoro. 


A trentasette anni scolpì i Prigioni per la tomba di papa Giulio II ma non li finì mai perché il progetto della tomba cambiò.


Successivamente lavorò in solitudine per cinque anni al Giudizio Universale per la Cappella Sistina, per cui molti si indignarono perché i personaggi erano quasi tutti nudi. 


Per la tomba di Giulio II aveva scolpito anche la statua di Mosè e nel raccontare al bambino come l’aveva scolpita leggiamo di un Michelangelo che parla con la statua e cerca di darle vita, una vita che riuscirà a trasmettere alla statua tramite il suo scalpello.





In una notte Michelangelo aveva raccontato la sua vita a quel bambino, rivivendola attimo per attimo, a volte con nostalgia, altre con rabbia, altre con commozione. 


Il bambino è scomparso e Michelangelo si chiede se quel bambino sia mai esistito o se fosse il bambino che era ancora dentro di lui ad essere venuto fuori.


Continuò a scolpire la Pietà Rondanini fino alla fine dei suoi giorni e mi piace pensare che morì così, come lo illustra Bimba Landmann, abbracciato alla sua scultura.


All’inizio del volume troviamo alcune statue di Michelangelo, durante la lettura di questo bellissimo albo possiamo scorgerne altre insieme ad alcuni affreschi, alla fine un’altra carrellata di Michelangelo pittore e architetto.






Due albi straordinari, Nicola Cinquetti con il suo giovane Raffaello ci trasporta in un mondo di dolcezza e poesia, Chiara Lossani ci fa viaggiare attraverso la vita di Michelangelo con l’artista ormai vecchio che racconta la sua vita e ci trasmette sentimenti ed emozioni. 


Raffaello e Michelangelo, entrambi artisti straordinari, che ci invidiano in tutto il mondo, in due albi davvero imperdibili e da leggere con i vostri bambini!


A casa nostra ne è seguito un dibattito davvero stimolante e divertente!


Consigliatissimi, parola di mamma e Gremlins!


Se siete interessati all’acquisto online potete trovarli qui
Raffaello il pittore della dolcezza 
Quel genio di Michelangelo 




Buona lettura a tutti!




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