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La parola ai bambini: mio figlio mi spiega come finisce “Il volo di Sara” di Lorenza Farina

by FigliModerni
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Mercoledì il Gremlins ha trovato in giro il mio vecchio “Diario” di Anna Frank e “La casa che guarda il cielo” di Lorenza Farina. 

Li avevo tirati fuori per parlarvene sul blog e non li avevo ancora messi via, perciò il nano li ha presi e sfogliati incuriosito. 

Abbiamo parlato un po’ di Anna, della sua storia, mentre parlavamo mi ha detto chiaramente “Mamma anch’io voglio il “Diario” di Anna”, gli ho risposto che tra un anno o due avrebbe potuto leggere il libro di Lorenza (sì noi gli autori in casa li chiamiamo solo per nome, come fossero degli amici che incontriamo tutti i giorni).

Ho visto un po’ di delusione nei suoi occhi, il suo sguardo mi diceva chiaramente che io lo reputavo “piccolo” per quel libro ma che lui non lo era. Così gli ho ricordato che Lorenza aveva scritto un altro libro sullo stesso argomento, che avevamo già letto e che per la sua età andava benissimo.

Ieri pomeriggio abbiamo frugato insieme tra le centinaia di libri che affollano la sua libreria ed ecco “Il volo di Sara” scritto da Lorenza Farina e illustrato da Sonia Maria Luce Possentini (ne avevo già parlato qui)

Lo ha preso tra le mani felice, il titolo non gli ricordava nulla ma appena lo ha visto mi ha detto subito “Sìììì ora me lo ricordo, lo leggiamo ancora?”. Così ci siamo sdraiati sul lettone e ho iniziato a leggere.

Ad ogni pagina mio figlio è diventato un fiume in piena “Ma questa bambina è Anna?” -No amore è un’altra bambina. Questa bambina ha 6/7 anni, Anna invece era più grande- e per tutta la lettura ha continuato a fare accostamenti tra Anna e la bambina di “Il volo di Sara”. 



Alla fine dell’albo illustrato mio figlio ha dato il suo finale:

 “Mamma ma questa bambina non è morta come Anna”  

-No? Tu dici?- 

“No, no, mamma non è morta” 

-Beh però è volata in cielo, potrebbe anche essere volata in cielo nel senso che è morta- 

“No mamma tu non hai capito, lei è volata in cielo perché il passerotto le ha prestato le ali, lei è riuscita a scappare e i cattivi non hanno fatto in tempo ad ucciderla. Loro magari cercavano di sparare da terra ma lei aveva le ali e volava veloce, lei è riuscita a scappare” 

-Sì hai ragione amore, sono io che non ho capito bene, probabilmente è andata proprio come dici tu”. 

Tutto felice ieri sera si è addormentato, sognando di bambini con le ali che scappano dai cattivi e questa mattina ha voluto portarlo a scuola per farlo vedere alla sua maestra.

Mio figlio tra poco farà 7 anni e la prima volta che abbiamo letto questo libro non ne aveva ancora 6, quando leggo o ascolto i genitori chiedersi se a questa età non è troppo presto per parlare di argomenti così importanti, io do sempre la stessa risposta “No, non lo è!”. 

Il momento giusto è quello in cui loro chiedono, in cui vogliono sapere, l’importante è parlare con loro di qualsiasi argomento con parole semplici e senza forzature. 

L’anno scorso, dopo aver letto “Fuorigioco” di Fabrizio Silei,  avevamo letto “Il volo di Sara”, aveva amato molto entrambi i libri. “Fuorigioco” perché era la storia di un calciatore coraggioso, “Il volo di Sara” perché l’uccellino si era preso cura della bambina.

Quest’anno, un anno dopo, “Il volo di Sara” ha preso il significato di libertà, di fuga, di rivincita verso i cattivi.

Ho sempre pensato che noi adulti analizziamo troppo, soprattutto in fatto di libri, ci mettiamo troppo spesso nei panni dei bambini pur mantenendo la nostra visione adulta su qualsiasi cosa. 

Bisognerebbe invece mettersi nei panni dei bambini, mantenendo la visione dei bambini su ogni cosa, ed è un’impresa ardua per la maggior parte degli adulti.

Perché i bambini forse sono “piccoli” ma il loro mondo è certamente più grande e meraviglioso del nostro! 








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