” Momo”, letto in cucina pescando un biscotto dopo l’altro.
Da ragazza leggevo vari libri contemporaneamente, abitudine che ho abbandonato nel tempo. Se mi piaceva particolarmente un autore, partivo in quarta per leggere tutta la sua produzione letteraria, ad esempio Agatha Christie, Stephen King, Patricia Cornwell, quindi ho amato i gialli, i romanzi particolari che sfociavano in storie inimmaginabili, ma che partivano da situazioni reali.
Con la schiena contro il muro, le gambe allungate, potevo stare ore a leggere; mano a mano che l’ ombra si accorciava per lasciare il posto al sole, cambiavo gradino.
Un’altra immagine di me stessa lettrice che mi piace rivedere con gli occhi della mente, è quando esco dalla biblioteca o da una libreria con i libri stretti con affetto tra le braccia.
In libreria, invece, è venuta con me anche prima. Aveva pochi mesi, abitavo temporaneamente in una grande città in cui non conoscevo nessuno. Un buon diversivo era una bella e grande libreria quasi sotto casa, così ci ho passato molto tempo con la bimba in carrozzina. Diciamo che ha respirato carta stampata da quando è venuta al mondo.
Secondo me, prima inizi a far frequentare biblioteche e librerie ai figli, meglio è. Non metto limiti al ribasso, il “mondo libresco”, ben guidato ovviamente, può solo fare bene ad un essere in crescita.
Il libro che è piaciuto meno a mia figlia: “È difficile dirlo” continua a rispondermi Matilde.
Grazie a Teresa Barbaro per aver partecipato con la sua esperienza di mamma lettrice a “Genitori che leggono”.