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Di libri, censura, Roald Dahl e bambini

by FigliModerni
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Premetto che ho firmato immediatamente la petizione aperta da Pierdomenico Baccalario su change.org contro le modifiche ai libri di Dahl.

In questi giorni ho letto vari post aperti da chi nei libri per bambini ci lavora da anni e ho continuato a pensarci. Mi sono chiesta perché la mia posizione fosse fin da subito contro questa decisione, cosa mi dà tanto fastidio di tutto ciò, cosa riflettendoci sempre di più mi convince ogni volta di più che è una follia, quindi cerco di spiegarlo qui.

Ci sono tre punti di cui sono sempre stata fortemente convinta:

  • 1) Bisognerebbe smetterla di far leggere a bambini e ragazzi libri non adatti alla loro età, o più semplicemente non adatti a loro. Se durante la lettura di un libro dovete modificare, censurare, vuol dire che quel libro non fa per voi (e per i vostri figli) oppure non hanno l’età giusta per leggerlo. Chiudetelo e scegliete altro. Fortunatamente, rispetto a 50 anni fa, ora c’è tantissima scelta, anche fin troppa, quindi si può aspettare di leggere un libro, posticipando la lettura di qualche anno.
  • 2) La lettura non è una gara, è un piacere. Bruciare le tappe non porta a vincere nessun premio. Se mai si può ottenere l’effetto contrario: a una certa età si stuferanno perché non troveranno più nulla di interessante che non abbiano già letto.
  • 3) I libri non sono educativi, non devono educare nessuno. Smettetela di cercare libri che educhino i vostri figli. Siamo noi genitori che dobbiamo educare i nostri ragazzi, i libri sono dei compagni di viaggio che ci possono più o meno emozionare, che possono aiutarci a conoscere vite e storie diverse dalle nostre, ma non ci educano a nulla. I libri educativi sono trovate commerciali create per vendere e dare risposte laddove non ce ne sarebbe bisogno.

Questi tre punti sono “mode” del giorno d’oggi, in cui noi adulti mettiamo becco su ogni cosa che riguarda i nostri figli.

È così che su molti gruppi troviamo sempre più spesso genitori che gridano al “diseducativo”, che censurano la “parolaccia”, il termine secondo l’adulto inappropriato. Spesso ho letto frasi tipo “non dovrebbero nemmeno venderlo” o ancora “ma come si fa a pubblicare un libro simile”? dimenticando non solo che i libri non devono educare a niente, ma che prima di essere messo sul mercato quel libro è stato visionato da più persone, che ci sono tante persone che ci hanno lavorato.

Ed è qui che si collocano le varie censure, comprese quelle ai libri di Dahl. Fare l’occhiolino a quegli adulti che vorrebbero abbassare l’età di lettura di libri scritti e pubblicati per età diverse. Fare l’occhiolino a chi continua a comprare libri per “educare”.

Si è persa proprio la libertà alla lettura. I bambini, i ragazzi, cercano libri irriverenti, sono quelli che più amano, perché si riconoscono, perché per crescere si ha bisogno di provare a superare i limiti che noi adulti poniamo. E leggere di personaggi che possono farlo li diverte, li appassiona. Non si diventa maleducati perché si sdogana una parolaccia su un libro. Sono io che educo mio figlio all’uso delle parole, al non usarle per ferire. Educare i nostri figli a vivere nella società è il nostro compito di genitori.

Siamo davvero sicuri che i bambini leggendo che le streghe sono calve possano credere che tutte le donne senza capelli siano streghe? Perché pensiamo sempre e comunque che i nostri figli siano così inetti da non saper discernere cosa è giusto e cosa è sbagliato? Che le situazioni che portano a determinate cose, come per esempio la calvizie, possano avere motivazioni diverse?

Quando ad Halloween li vestite da zucca, da fantasmi, da scheletri, avete forse paura che non sappiano discernere la finzione dalla realtà? Quando a 10 anni vedono la “Casa di carta” non pensate che possano impressionarsi?

Perché dovrebbero farlo leggendo un libro che è cosa ben diversa dal guardare un film? Perché quando tu leggi, i personaggi li immagini tu, gli dai delle sembianze, con la tua fantasia, scegli tu come devono essere con l’aiuto di quello che scrive l’autore. Nei film no, è qualcun altro che decide per te e i personaggi, le ambientazioni, ti possono impressionare molto di più. Eppure se da una parte continuiamo a sdoganare contenuti non adatti all’età dei nostri figli, dall’altra per farlo continuiamo a censurare, limare, adattare, modificare.

A chi serve tutto ciò? Ai bambini e ai ragazzi no di certo! Ma soprattutto…a cosa serve tutto ciò? A vendere! O meglio, a vendere di più! Perché dovrei essere d’accordo quando una regola di mercato, di marketing, censura il linguaggio di libri che hanno cresciuto milioni di bambini?

Si poteva semplicemente fare delle versioni ridotte, dei riadattamenti, come ne sono state fatte a bizzeffe dei classici pur mantenendo la versione integrale.

Davvero si pensa che i bambini non diranno più “grasso” perché non incontreranno più la parola sui libri mentre continueranno a incontrarla a casa? La parola “nexro” è stata tolta ormai ovunque, sostituita con “nero” sapete cosa dicono alcuni bambini? Sei color cacca! Non cioccolato, cacca. Perché è offensiva e lo sanno.

Io sono grassa e sono ingrassata per l’uso di alcuni farmaci non perché mangiavo chissà che. Non me ne importa niente quando una persona mi chiede perché sono grassa. Non mi offendo per questo. Mi offendo se mi dicono “guarda come sei grassa” o “cicciona” perché è detto per offendermi.

Non è questione di parole ma dell’uso che se ne fa ed è questo che dovremmo insegnare ai nostri figli, non a smussare i problemi, a evitarli ma a prenderne coscienza. Dovremmo dare ai nostri figli le armi per difendersi dalle cattiverie, dalle ingiustizie, non dai libri.

(post pubblicato da Giorgia Soresina sul gruppo Facebook “Viaggio nei libri per bambini” in data 21 febbraio 2023 alle ore 15.53)

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